Pitigliano
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Pitigliano è un comune della provincia di Grosseto, situato a circa 80 km a sud-est del capoluogo. Il territorio comunale si estende su una superficie di 102,89 km² e conta poco più di 4 mila abitanti, con una densità di 39 abitanti per km².
Il caratteristico centro storico è noto come la piccola Gerusalemme, per la storica presenza di una sinagoga e di una comunità ebraica, da sempre ben integrata nel contesto sociale.
Il territorio comunale di Pitigliano si estende nella parte occidentale dell'Area del Tufo. Confina a nord con il comune di Sorano, a sud-est con i comuni laziali di Farnese, Ischia di Castro, Latera e Valentano dai quali è delimitato dall'estremità settentrionale della Selva del Lamone, a ovest con il comune di Manciano.
Arrivando a Pitigliano dal mare, salendo la Strada Statale 74 Maremmana, si notano le caratteristiche case che sporgono da un grande sperone di tufo, assolutamente a strapiombo. La rupe di Pitigliano è circondata su tre lati da altrettanti burroni, pieni di grotte scavate nel tufo; nel fondovalle scorrono i corsi d'acqua Lente, Meleta e Prochio.
Il territorio comunale si eleva a quote collinari che variano tra i 300 e i 663 metri s.l.m. di Poggio Evangelista, che segna il confine con il Lazio all'estremità orientale; l'area del Paduletto di Pantanello è stata sottoposta a bonifica in epoca lorenese.
Il territorio comunale di Pitigliano, pur presentando situazioni locali diversificate in base all'orografia, si caratterizza per temperature minime invernali piuttosto basse, che possono verificarsi in periodi prolungati, nonostante i valori massimi giornalieri siano spesso gradevoli; al contrario, in estate il caldo può essere molto intenso, seppur accompagnato generalmente da bassi tassi di umidità relativa.
Il caratteristico centro storico è noto come la piccola Gerusalemme, per la storica presenza di una sinagoga e di una comunità ebraica, da sempre ben integrata nel contesto sociale.
Il territorio comunale di Pitigliano si estende nella parte occidentale dell'Area del Tufo. Confina a nord con il comune di Sorano, a sud-est con i comuni laziali di Farnese, Ischia di Castro, Latera e Valentano dai quali è delimitato dall'estremità settentrionale della Selva del Lamone, a ovest con il comune di Manciano.
Arrivando a Pitigliano dal mare, salendo la Strada Statale 74 Maremmana, si notano le caratteristiche case che sporgono da un grande sperone di tufo, assolutamente a strapiombo. La rupe di Pitigliano è circondata su tre lati da altrettanti burroni, pieni di grotte scavate nel tufo; nel fondovalle scorrono i corsi d'acqua Lente, Meleta e Prochio.
Il territorio comunale si eleva a quote collinari che variano tra i 300 e i 663 metri s.l.m. di Poggio Evangelista, che segna il confine con il Lazio all'estremità orientale; l'area del Paduletto di Pantanello è stata sottoposta a bonifica in epoca lorenese.
Il territorio comunale di Pitigliano, pur presentando situazioni locali diversificate in base all'orografia, si caratterizza per temperature minime invernali piuttosto basse, che possono verificarsi in periodi prolungati, nonostante i valori massimi giornalieri siano spesso gradevoli; al contrario, in estate il caldo può essere molto intenso, seppur accompagnato generalmente da bassi tassi di umidità relativa.
I numerosi vani rupestri, presenti nel masso tufaceo sottostante l’abitato di Pitigliano, testimoniano la presenza di insediamenti umani fin dal periodo eneolitico.
Le necropoli lungo le rive del Meleta, e sul resto del territorio, dimostrano la presenza abitativa in loco in epoca etrusca.
La civiltà romana potrebbe essere testimoniata dal nome Pitigliano, se qualche credito si può dare alla leggenda dei due fuggiaschi da Roma, Petilio e Ciliano, rifugiatisi sullo sperone tufaceo dopo il furto della corona d’oro dalla statua di Giove Statore in Campidoglio. A Roma comunque, dal 385 a.C., è attestata la presenza di una "Gens Petilia".
Pitigliano fu sotto il dominio di Sovana con gli Aldobrandeschi, nell’alto Medioevo.
E’ dell’XI secolo il primo documento nel quale viene menzionata la Pieve di Pitigliano: la bolla del 27 aprile 1061 che il papa Niccolò II inviò al preposto del Capitolo della Cattedrale di Sovana.
Gradualmente crebbe l’importanza del castello aldobrandesco di Pitigliano; quando poi, nel 1202, durante il conflitto fra i conti Aldobrandeschi e la Repubblica di Siena, Pitigliano chiese l’intervento di Orvieto, quest’ultimo volle che in cambio la città fosse eretta in Contea, con un principe residente con il titolo di Conte di Pitigliano.
La dipendenza formale da Sovana continuò fino al matrimonio, nel 1293, di Anastasia, ultima discendente del ramo di Sovana, e il Conte Romano Orsini, nipote di papa Niccolò IV Orsini.
Con gli Orsini, in seguito alla progressiva decadenza di Sovana e al trasferimento della popolazione nel nuovo centro, l’importanza della Contea di Pitigliano crebbe ulteriormente.
Durante il dominio degli Orsini ci furono lotte interne alla famiglia e conflitti con la Repubblica di Siena che per lunghi periodi sottomise il nostro territorio.
Le sorti della Contea si risollevarono con Niccolò III Orsini (1442 – 1510).
Con i suoi discendenti iniziò però un periodo di instabilità, finché il popolo di Pitigliano nel 1561 si ribellò alla tirannia ursinea ponendosi sotto la protezione di Cosimo de’ Medici, Signore di Firenze.
Nel 1604 Pitigliano entrò a far parte del Granducato di Toscana.
Intanto Sovana era completamente decaduta e così nel 1660 anche la sede vescovile fu trasferita a Pitigliano.
Con il dominio mediceo il territorio di Pitigliano si impoverì ulteriormente, fino a che subentrò la casata degli Asburgo-Lorena, con la quale si dette vita ad una nuova politica economica e alla progressiva eliminazione delle servitù feudali.
Con Leopoldo II di Lorena ci furono una ripresa anche in campo culturale, interventi pubblici e di risanamento ambientale.
Il plebiscito del 1860 portò Pitigliano a far parte del Regno d’Italia. Da qui la storia di Pitigliano coincide con la storia nazionale.
A Pitigliano, fin dal XVI secolo, è presente una comunità ebraica, consolidatasi nel 1569 dopo l’espulsione degli Ebrei dallo Stato Pontificio.
Il periodo più florido della comunità fu la seconda metà del secolo XIX; in quel periodo fu istituita dalla comunità ebraica una Scuola di Mutuo Insegnamento ed una Biblioteca di circa quattromila volumi.
Con l’unità d’Italia anche molti Ebrei si trasferirono in centri più ricchi; inoltre la comunità andava perdendo la sua identità per matrimoni misti sempre più frequenti.
Le leggi razziali del 1938 e le scarse possibilità di attività commerciali nel paese, determinano un ulteriore allontanamento da Pitigliano di quasi tutta la comunità ebraica.
Palazzo Orsini
Palazzo Orsini è uno dei principali edifici cittadini del centro storico di Pitigliano.
Il complesso sorse come antico convento religioso, quasi certamente tra l'XI e il XII secolo.
Acquistato dagli Aldobrandeschi, fu trasformato in Rocca aldobrandesca a metà Duecento, che divenne la loro residenza, nonché sede istituzionale, di Pitigliano. La permanenza del potere degli Aldobrandeschi fu, però, relativamente breve, in quanto l'intera Contea di Sovana fu ereditata nel 1293 dagli Orsini, a seguito del matrimonio tra Romano Orsini e Anastasia Aldobrandeschi, ultima erede di quel ramo familiare.
Dalla fine del Duecento in poi, iniziò pertanto il dominio degli Orsini che si protrasse quasi ininterrottamente fino al 1608, anno in cui ci fu la definitiva caduta politica della Contea degli Orsini e l'annessione di questi territori al Granducato di Toscana.
Proprio gli Orsini, incaricarono Antonio da Sangallo il Giovane per effettuare una serie di interventi di ristrutturazione che, oltre a fortificare ulteriormente le strutture preesistenti, diede un'impronta di eleganza all'intero complesso, introducendo i caratteristici elementi stilistici rinascimentali. Altri interventi erano stati effettuati, a suo tempo, anche da Baldassarre Peruzzi.
Il complesso di Palazzo Orsini è costituito da un cassero, due torri e un torrione, con strutture murarie esterne prevalentemente rivestite in intonaco e alcuni tratti in conci di tufo; le parti sommitali presentano merlature.
L'ingresso avviene attraverso una prima rampa che conduce ad un portale ad arco tondo, oltre il quale un'altra breve rampa dà accesso al cortile interno, dove è collocato il caratteristico pozzo-cisterna in stile rinascimentale, a cui risulta coevo il loggiato che vi si affaccia su un lato, con arcate tonde poggianti su colonne con capitelli ionici.
Dal cortile, una breve gradinata conduce al portale d'ingresso del palazzo, architravato, al cui interno è ospitato il Museo Diocesano di Palazzo Orsini; sul lato opposto, un'altra scalinata conduce all'entrata del Museo Archeologico.
La Fontana delle Sette Cannelle
La fontana delle sette cannelle è una fontana monumentale situata nel centro storico di Pitigliano. La sua ubicazione è sul lato meridionale di Piazza della Repubblica, che viene occupato e chiuso interamente dalla suddetta fontana.
La fontana fu realizzata nel 1545 per volere del conte Gianfranco Orsini, all'epoca a capo della Contea di Pitigliano, presso la testata dell'Acquedotto Mediceo. All'epoca, la testata dell'acquedotto risultava essere già terminata, nonostante la rimanente opera monumentale di ingegneria idraulica venisse conclusa soltanto nel secolo successivo, quando Pitigliano era oramai entrato definitivamente a far parte del Granducato di Toscana amministrato dai Medici.
L'attuale denominazione fu conferita attorno alla metà del Settecento, quando risultavano oramai aperte le sette cannelle che da allora hanno contraddistinto la fontana.
In passato, l'opera monumentale era utilizzata come fontana pubblica.
La fontana delle sette cannelle si presenta come un'opera imponente e monumentale, grazie alla presenza della testata dell'acquedotto da cui attinge l'acqua necessaria al suo funzionamento.
La testata è costituita da cinque imponenti arcate rivestite in conci di tufo, di cui la centrale risulta più elevata e ad arco tondo, differenziandosi da quelle laterali (due per lato) che presentano archi ribassati. La parte sommitale della testata è ulteriormente arricchita dalla presenza di una serie di cinque pinnacoli, di cui due a delimitare le due estremità laterali (uno per ciascun lato) e tre ad ornare la cornice alla sommità dell'ampia arcata centrale.
Le cannelle, da cui attualmente sgorga l'acqua che poi viene scaricata nella sottostante vasca di reflusso, sono pregevolmente decorate da opere scultoree, realizzate in epoche e stili diversi, ciascuna delle quali raffigura la testa di un animale.
l'Acquedotto Mediceo
L' Acquedotto Mediceo è una struttura di ingegneria idraulica concepita per il rifornimento idrico del borgo di Pitigliano.
I lavori di costruzione dell'infrastruttura sono iniziati a partire dal Cinquecento, su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. In quell'epoca gli Orsini decisero di migliorare il servizio di approvvigionamento idrico, sia alla loro residenza che all'intera città.
La realizzazione dell'opera fu notevolmente complicata dalle asperità del territorio che presentava una fortissima pendenza tra l'abitato di Pitigliano e la sottostante valle solcata da ben tre corsi d'acqua. I lavori si protrassero per lunghissimi anni, tanto che l'opera non era ancora conclusa all'inizio del Seicento, quando la località passò dalla Contea degli Orsini ai Medici, che la inglobarono nel territorio del Granducato di Toscana.
Proprio nel corso del Seicento, i Medici portarono avanti i lavori, riuscendo a completare l'opera che, ancora oggi, permette di coglierne l'imponenza e la maestosità. L'acquedotto venne completato nel 1639.
In epoca settecentesca i Lorena effettuarono lavori di ristrutturazione che si conclusero con la realizzazione della successione delle piccole arcate.
L'Acquedotto Mediceo si presenta come un imponente opera che contraddistingue la parte sud-orientale del centro storico di Pitigliano. L'acqua raccolta dai vicini fiumi Lente, Meleta e Prochio veniva convogliata in direzione dell'abitato.
La parte visibile dell'acquedotto si presenta come una successione di arcate tonde, due delle quali più ampie e separate da un elevatissimo pilastro che scende nella valle sottostante la parte sud-orientale del borgo, sopra il quale vi è una piccola apertura a nicchia con arco tondo. Le tredici arcate successive si caratterizzano per ampiezza ed altezza notevolmente minori rispetto alle prime due. I relativi pilastri di appoggio si dipartono da una cortina muraria in tufo che, quasi certamente, era parte integrante della cinta muraria medievale; una cordonatura separa la base dei pilastri dalla sottostante cortina muraria.
L'acquedotto è completamente rivestito in tufo e si integra pienamente, sia con il contesto geologico della zona che con le altre architetture di epoca precedente.
il Duomo
La Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo è il Duomo di Pitigliano.
La prima menzione di una pieve in Pitigliano risale al 1061. Nel 1276 vengono, invece, ricordate tre pievi: San Giovanni, Santa Maria (oggi detta San Rocco) e San Pietro. Quest'ultima divenne in seguito "Collegiata" con il "Capitolo dei Canonici" e prese il titolo dei Santi Pietro e Paolo. Fu varie volte ristrutturata, particolarmente nel 1509 per volontà di Niccolò III Orsini Conte di Pitigliano e nel corso del XVIII secolo. Dopo che il vescovo di Sovana venne a risiedere stabilmente a Pitigliano, l'antica Collegiata divenne Cattedrale nel 1845 per l'impegno del vescovo F. M. Barzellotti.
La facciata si presenta tripartita da quattro grandi lesene. Ai lati del cinquecentesco portale in travertino, sormontato da stucchi settecenteschi raffiguranti Cherubini che sorreggono la croce, si trovano due nicchie anch'esse decorate da stucchi. La nicchia destra ospita la statua in travertino raffigurante San Paolo, mentre la nicchia sinistra San Pietro, i due santi titolari della cattedrale.
Il secondo ordine della facciata è costituto da tre finestre con cornici in stucco, delle quali quella della finestra centrale, di pregevole fattura. Il terzo ordine si conclude con il timpano dove è collocato il bassorilievo in marmo di Carrara raffigurante la Maria Assunta con San Rocco e San Francesco.
Sul lato sinistro della cattedrale si trova la torre campanaria utilizzata originariamente per attività civili e militari. La struttura originaria prevedeva solo due ordini (come attesta lo stemma comunale della città di Pitigliano) ai quali in epoca medicea ne fu aggiunto un terzo affidando alla torre il ruolo di campanile come attestano le campane fuse nel 1726.
La struttura architettonica interna della cattedrale è quella datagli dall'intervento del 1509. L'aspetto attuale della chiesa è quello conferitogli nel settecento quando furono aggiunte le cappelle laterali, la "Macchina" barocca dell'altare maggiore e l'insieme degli elementi architettonici e delle decorazioni. A destra della bussola d'ingresso si trova la lapide che ricorda l'intervento ordinato da Niccolò III Orsini nel 1509.
Interno del DuomoSul primo altare di destra si trova la grande tela del XIX secolo raffigurante San Paolo della Croce che predica, l'immagine ricorda l'impegno del Santo nell'evangelizzazione di questo territorio. La prima cappella di destra è dedicata alla Madonna Addolorata. Qui erano collocate due tele raffiguranti San Michele arcangelo e Le anime del Purgatorio eseguite per la cattedrale tra il 1725 e il 1728 dal pittore pitiglianese Francesco Zuccarelli (Pitigliano 1702 - Firenze 1788) oggi conservate al Museo Diocesano. La seconda cappella di destra, rinnovata nella prima metà del XX secolo dal vescovo S. Battistelli, accoglie il SS. Sacramento.
Nel presbiterio, ai lati dell'altare maggiore sormontato dalla "Macchina" barocca , due statue in stucco raffiguranti La Fede, a destra, e La Carità, a sinistra. Alle spalle dell'altare la grande immagine, anch'essa realizzata in stucco, raffigurante San Pietro in gloria. La volta ospita ai quattro angoli le immagini dei quattro Evangelisti, mentre al centro è l'immagine della Croce gloriosa. Ai lati, in alto, sono collocate le due grandi tele realizzate tra il 1883 e il 1885 dal pittore mancianese Pietro Aldi (Manciano 1852 - 1888) su commissione del Capitolo della cattedrale che voleva celebrare la presenza nel Tesoro della preziosa reliquia del braccio di San Gregorio VII (Ildebrando di Soana). La tela di destra raffigura La predestinazione del giovinetto Ildebrando, mentre quella di sinistra Enrico IV a Canossa (i bozzetti preparatori dei dipinti, che mostrano delle interessanti differenze con le tele dovute ad un'attenta ricerca storica del soggetto, si trovano nel Museo Diocesano dove si conserva anche il reliquario del Santo).
La seconda cappella di sinistra è dedicata a San Gregorio VII, la statua del quale è collocata nella nicchia sopra l'altare. La lapide sulla sinistra ricorda l'impegno del Capitolo nella commemorazione del Santo (compatrono della diocesi insieme a San Mamiliano e San Paolo della Croce).
Nella prima cappella di sinistra sopra l'altare è la tela raffigurante La Sacra Famiglia eseguita dalla pittrice Francesca Ciacci nella prima metà del XX secolo. È qui collocato il fonte battesimale, in legno scolpito, del XVIII secolo sul quale sono raffigurati, al centro Il battesimo di Gesù, ai lati San Giovannino nel deserto e San Giovannino con l'agnello. Sulla base, al centro, lo stemma di un vescovo della famiglia Medici, ai lati la torre campanaria di Pitigliano (qui con tre ordini) circondata dalle sei palle medicee. Sul primo altare a sinistra si trova la grande tela del pittore senese Francesco Vanni eseguita nel 1609 raffigurante La Madonna del Rosario con Santa Caterina da Siena, San Domenico e San Pio V.
La Chiesa di San Rocco
La chiesa fu costruita nel corso del Cinquecento come luogo di culto e di preghiera per i fedeli che abitavano nella corrispondente area del centro storico.
L'edificio religioso fu frequentato per lungo tempo, anche se la riqualificazione delle principali chiese del centro storico fece sì che divenisse soprattutto un luogo di sosta per le preghiere, mentre lo svolgimento delle funzioni religiose veniva privilegiato nelle chiese più ampie.
In tempi relativamente recenti, quasi sicuramente tra il tardo Ottocento e gli inizi del Novecento, il luogo di culto venne chiuso ed in seguito ceduto a privati che lo hanno trasformato ed adibito ad altri usi.
La chiesa di San Rocco si trovava all'interno di un fabbricato, in cui sono ben leggibili le testimonianze delle funzioni religiose a cui era originariamente adibito.
Pur essendo stato perduto l'impianto del portale d'ingresso, viste le modifiche effettuate alla facciata, rimane ben visibile una caratteristica nicchia in posizione rialzata, in cui è collocata una venerata statua, sotto la quale vi è l'iscrizione che ricorda la dedizione al santo dell'originario edificio religioso.
Il fabbricato è stato suddiviso in tre distinti livelli, ove sono state ricavate unità abitative.
il Villano
Il villano, monumento recentemente installato nella piazza principale del paese, celebra le radici contadine di Pitigliano e l’antico mezzo di locomozione che popolava un tempo i vicoli del paese: l’asino. Prima del 1947, quando fù inventata l’Ape Piaggio.Pensate che l’autore del monumento col somaro è lo stesso che ha forgiato un enorme Abramo Lincoln attrazione della città di San Francisco. E anche l’enorme statua di Leonardo da Vinci all’aeroporto di Fiumicino a lui intitolato.
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